Testo
di presentazione mostra
Presto
in versi armoniosi si espande e si scatena:
Il
loro torrente sublime travolge, afferra, trascina
Lo
stile impetuoso, inatteso, nuovo,
L’espressione
di fuoco dai magici quadri
Che
la natura ha imbevuto dei suoi fertili colori,
Il
ritmo di volta in volta turbolento o facile:
Tutto
porta in fondo al cuore il tumulto e la pace,
Nel
profondo della memoria tutto si imprime per sempre.
André
Chénier da «Poemi»
Segni
vibratili, sinuosi, incisi nettamente e sfumati si espandono, come
“l’espressione di fuoco dai magici quadri che la natura ha
imbevuto dei suoi fertili colori”, in questo concerto a due voci e
a voce sola rappresentato dalle opere di Luca Baldelli e di Tommaso
Cascella, appositamente realizzate per la mostra Terra
d’arte/Il mondo è piatto,
allestita dalla Galleria delle Arti di Luigi Amadei a Città di
Castello, nell’ambito della manifestazione L’arte
è mobile.
Mondi
roteanti e sferici dalle concavità sfavillanti e superfici piatte
dai cromatismi intensi e aggettanti, in una fitta trama di rimandi,
colpiscono lo sguardo, in un pullulare di vita e di colore, nella
materia più antica e magica, quella impressa più di ogni altra
nella nostra memoria ancestrale, l’ argilla grezza diventata
ceramica: materia vitale, mutante, alchemica nel suo farsi e
germinatrice di oggetti evocanti, di ineffabili spazi di
meditazione.
Da
sempre gli artisti si sono sperimentati con essa, hanno voluto
provare la terra e il fuoco, per scoprirvi, nella lentezza dei
procedimenti tecnici, le straordinarie qualità nelle realizzazioni
pittoriche, scultoree e in oggetti d’uso.
Invenzione
estetica e invenzione utile hanno nel tempo sotteso il mondo delle
forme, a creare sia opere uniche e irripetibili per il puro piacere
visivo, sia oggetti ripetibili e seriali, in risposta ai bisogni
umani, determinando così una zona franca e affascinante di
interferenze e di sconfinamenti tra funzionalità ed arte, tra bello
e fruibile: categorie solo in apparenza dicotomiche, in realtà
duttili e ambiguamente mobili.
Terre
d’arte/Mondo piatto
esplicita fortemente tale rapporto, la contaminazione tra le
superfici dipinte e le “cose” , in un contrappunto danzante di
influenze, ancorché ricco di ulteriori visioni.
Piatti,
vasi, pezzi unici, disposti ordinatamente l’uno vicino all’altro,
dalla materia liscia o rugosa, dai colori dirompenti ed esplosivi, sono
il ricreato paesaggio domestico di Baldelli e Cascella,
nell’ampio tavolo al centro dello spazio espositivo, in quello che
sembra un banchetto d’arte e poesia.
Differenti
sono i percorsi e i linguaggi degli artisti, ma sembrano dialogare
fra loro, in un crescendo di energia fluttuante fra opera ed opera,
nell’opera stessa e nell’insieme, in una concentrazione di
allusioni e di significati che rendono la mostra un unicum
di risonanze visive e sonore.
Luca
Baldelli ha una lunga comunanza di vita e di pratica con l’arte
ceramica, che gli è familiare da sempre: ne conosce i segreti; la
sua natura d’artista, versatile, tra scultura e pittura, lo ha
spinto a piegare tale mezzo alla sua ispirazione, rallentando con
esso, nei complessi processi di lavorazione, quella sua carica
espressiva, quell’impeto che finiscono per placarsi nella lentezza
delle realizzazioni, in forme pacate e armoniche: ora enigmatiche,
ora pervasive.
Tommaso
Cascella porta nel nome l’arte di generazioni, lui stesso
scultore,pittore, incisore ed anche poeta; da tempo ha subito il
fascino dell’argilla, dell’elemento terra, dell’alchimia del
fuoco; utilizza tecniche antiche nella creazione di oggetti, di
forme che narrano storie o per nitide astrazioni, dove segni
archetipici parlano di un universo interiore.
Astrazione,
sensualità materica e segnica sono il denominatore comune del
linguaggio di entrambi gli artisti, caratteristiche ben riconoscibili
nelle singole identità, nella varietà dei ritmi, nelle cromie e
nell’ impaginato compositivo.
Baldelli
realizza le sue ‘terre ad arte’ con l’ingobbio, procedimento
necessario perché la materia assorba il colore e per il graffito; il
rivestimento della terra, le spesse stratificazioni vengono poi
gradualmente ridotte dall’artista, scavate negli impasti, incise e
corrose, a esprimere, nella molteplicità delle operazioni compiute,
una forte tensione gestuale e una perfetta conoscenza del mezzo. Una
gamma cromatica di toni sfumati e luminescenti, caratterizza le più
recenti opere di Baldelli, impreziosite talora da inserti in foglia
d’oro, che sembrano costituire il perno della visione, come in Senza
Titolo,
2010; qui, e nelle opere di questo periodo, sono impressi dei segni
graffiti, guizzanti quasi, talora statici a contenere il dinanismo
dei colori nei fondi, o sottili ed evanescenti reticoli di linee
leggere.
Nelle
opere di Cascella traspare una progettualità rigorosa e limpidezza
costruttiva, nel serrato equilibrio dei vari elementi compositivi:
zone cromatiche di consistenza pittorica diversa, inserti di materia
in tridimensione dal quadro verso lo spazio e segni di un antico e
personale alfabeto. Semanticamente denso, evocante l’infinito, il
mondo segnico di Cascella ha la levità del sogno e degli organismi
in natura.
Poetici
sono i titoli dei quadri, fra gli altri La
scia del sole, 2010, Con
le parole nella bisaccia,
2009 e Senza canto senza
fiori, 2010, che
sviluppano un racconto parallelo alle immagini, una favola bella
sulle pagine aperte, l’una dietro l’altra, in sequenza, su i
colori, su questo che è il libro della pittura.
Rita
Olivieri